La fibromialgia è un disturbo di cui soffre almeno il 2 % della popolazione italiana, soprattutto donne. Non si può chiamare “malattia” (anche se io la chiamerò così) perché non è ancora riconosciuta come tale dal Servizio Sanitario Nazionale, eppure molti pazienti mi raccontano storie di sofferenze all’interno di vite apparentemente normali: chi ha la fibromialgia non ha segni visibili e il corpo stravolto dal dolore come accade ad esempio per chi soffre di artrite reumatoide. Ancora recentemente una mia paziente mi ha raccontato con le lacrime agli occhi di come non venga ascoltata e capita dalla gente e dagli specialisti, che somministrano spesso antidepressivi e antiepilettici forse in maniera spropositata.
Che ruolo gioca l’alimentazione?
Una corretta alimentazione che propenda verso un consumo controllato di zuccheri a favore di alimenti freschi e naturali, è senza dubbio un’ottima base per la fibromialgia e per il controllo dell’infiammazione, del dolore, la salvaguardia della qualità del sonno e della forma fisica.
Quali sono i nutrienti più utili?
Senza ombra di dubbio gli acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 , ciò che è importante è soprattutto il loro equilibrio. Fra i vari benefici di cui sono ‘artefici’, gli omega 3 bilanciano la produzione di eicosanoidi (mediatori dell’infiammazione, che possono quindi aumentarla o sopprimerla), favoriscono l’equilibrio metabolico, costruiscono le membrane cellulari, supportano lo sviluppo neurologico, proteggono il sistema nervoso dall’invecchiamento. Gli omega 3 sono contenuti soprattutto in alcuni tipi di pesce: salmone, sgombro, pesce spada, sardine, tonno e trota. Due o tre porzioni di pesce a settimana sarebbe l’ideale. Gli omega 3 li troviamo anche nei vegetali, in particolare nei semi di lino (olio di semi di lino, magari da alternare a quello di oliva), nelle noci, nelle mandorle, nei pistacchi e, in minore quantità, anche nei vegetali a foglia verde, nel cavolfiore e nelle alghe.
Esistono alimenti da evitare?
Sì, non eccedete con verdure/tuberi della famiglia delle solanacee: patate, pomodori, melanzane, peperoni. Questi vegetali contengono la solanina, una sostanza che, se introdotta in quantità elevate, ha effetti diretti sul sistema nervoso, è irritante per la mucosa dello stomaco e può scatenare reazioni di intolleranza alimentare con manifestazioni a livello muscolare. I livelli di solanina si riducono nettamente se si prediligono le patate novelle eliminandone la buccia, mentre i pomodori e le melanzane sceglieteli ben maturi e consumateli previa cottura, in quanto riduce sensibilmente la concentrazione di questa sostanza.
Che danno provocano gli zuccheri?
Sicuramente determinano una maggiore infiammazione sia all’interno del tessuto muscolare sia generalizzato. Quando è in eccesso lo zucchero non svolge il suo ruolo di fonte di energia per le cellule (soprattutto per i muscoli), ma rimane in circolo innalzando proprio i livelli di infiammazione. Non sto dicendo di eliminare del tutto merendine, marmellate e dolciumi vari, ma quando zuccheri e amidi vengono accompagnati da una parte di fibra e di proteine (es. pasta con le verdure o con i legumi o del pollo), il loro assorbimento nel sangue risulta decisamente più lento. Preferire pasta e riso integrali.
Ci sono ulteriori accorgimenti dietetici?
Consiglio di ridurre l’apporto di sale per evitare i ristagni e gli edemi, frequenti nella fibromialgia. Per la stessa ragione è importante bere molto: acqua, infusi o tisane, evitando le bibite zuccherine, i succhi di frutta. Limitare l’uso di caffè e tè, preferire il tè verde e l’orzo o il malto. Non ha controindicazioni un bicchiere di vino ai pasti, meglio se rosso (ha proprietà antiossidanti); evitare invece i superalcolici. Poco indicato anche il ginseng: è un tonico molto efficace, che però nella fibromialgia può aumentare la contrattilità muscolare e il livello di dolore, ed eventualmente le difficoltà a riposare la notte.
Qual è il movimento ideale in caso di fibromialgia?
La donna affetta da fibromialgia generalmente è sedentaria, questo è il motivo per cui anche il minimo esercizio determina dolore e fatica. Questo vale anche per tutte le persone inattive in genere. Il movimento dovrebbe essere:
- Graduale, meglio 5 – 10 minuti più volte al giorno (brevi passeggiate o esercizi a corpo libero) che non in un’unica sessione affaticante;
- Accompagnato da pause adeguate con respiri lenti e profondi: utili sono yoga e pilates;
- Accompagnato da una musica gioiosa che aiuta a sincronizzare attività muscolare e cerebrale;
Per completare la terapia fisica, ridurre l’ansia e aumentare la fiducia, possono essere utili sedute di fisioterapia, agopuntura e massaggi terapeutici.
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