Oggi c’era il mio pezzo pubblicato su ” Il Mattino “, per chi non avesse modo di acquistarlo ecco di seguito il pezzo completo:

Il modo migliore per riconoscere l’autenticità del prodotto dolciario più tipico del periodo pasquale, è sicuramente leggendo l’etichetta, evitando così di inciampare nei “falsi”. La confezione di una buona colomba dovrebbe indicare sempre gli ingredienti nel seguente ordine: farina di frumento, uova, burro, zucchero, canditi e lievito naturale costituito da pasta acida. Il primo ingrediente, presente in maggiore quantità, deve essere la farina e non lo zucchero, le scorze di agrumi canditi in quantità non inferiore al 15%, le uova utilizzate devono garantire non meno del 4% in tuorlo e di categoria “A” (fresche), mentre la quantità di burro non deve essere inferiore al 16%. A volte circolano colombe addirittura senza burro e uova, gli ingredienti caratteristici di questo dolce insieme ai canditi. Possono essere aggiunti alla ricetta: latte e derivati, miele, burro di cacao, malto, aromi, emulsionanti (come la lecitina di soia) e i conservanti. Per quanto riguarda i grassi, nella colomba non ci può essere altro che burro, la presenza di margarina, strutto, grassi vegetali o grassi idrogenati, significa che abbiamo di fronte un prodotto scadente. Il sorbato di potassio (E202) e l’acido sorbico (E200) sono gli unici conservanti permessi. La glassatura deve essere ottenuta con l’albume d’uovo e lo zucchero, è invece facoltà del produttore aggiungere le mandorle. Se in sostituzione ci sono però nocciole, anacardi e armelline, il prodotto è sempre originale ma di minor pregio.
La vera colomba deve avere la classica forma di colomba, può sembrare una cosa banale ma è forse il primo indicatore di un prodotto dolciario da forno non autentico. Bisogna quindi fare attenzione alla denominazione: deve essere proprio “colomba” e non un nome di fantasia come “dolce di Pasqua” o “dolce pasquale”, che magari imita la forma della colomba. E se dopo la Pasqua gli avanzi rimangono consistenti, cosa fare? Prima regola: mai gettare via il cibo, se non è avariato ovviamente. Capita sovente che rimangano alcune fette tagliate che, se non vengono riposte quasi subito in un contenitore a chiusura ermetica, diventano asciutte e non più appetitose. Una soluzione è di porre gli avanzi della colomba in un forno caldo a 160-170 °C per 15/20 minuti finché non risultano croccanti. Consumateli per colazione con una tazza di latte o con un spremuta di arance ad esempio.
Un’alternativa è quella di preparare un goloso budino. Basta imburrare in una pirofila 300 g di colomba, spruzzare del liquore (rhum o amaretto) e distribuire sopra 2 mele (o pere) sbucciate e tagliate a spicchi. Contemporaneamente portate a ebollizione 700 ml di latte intero con delle scorze di limoni pelati e sbattete 5 uova con 100 g di zucchero semolato senza renderle schiumose. Mentre mescolate unite il latte caldo e versatelo nella pirofila contenente la colomba e le mele. Infine cuocete in forno a 160 °C per 40 minuti circa, il budino, una volta raffreddato, è pronto. Ideale per una merenda fresca e comunque salutare.
Per quanto riguarda il connubio colomba/dieta, vi posso garantire che i valori nutrizionali della colomba sono del tutto simili a quelli del panettone: le calorie della colomba tradizionale oscillano tra le 400 e le 450 per 100 g. Il problema non risiede tanto nell’apporto calorico, quanto il suo basso indice di sazietà. Invece di gustare 200 g di colomba (una fetta circa) dopo i pasti principali, è preferibile consumarla per esempio a colazione, magari intingendola nel caffelatte, operazione che aggiunge liquidi aumentando notevolmente il senso di sazietà.

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