Il segreto per non avere continuamente fame è di mantenere la glicemia il più costante possibile durante la giornata. E’ quindi utile preferire alimenti a basso indice glicemico. Questo parametro indica quanto velocemente il glucosio presente nei cibi viene assorbito dal sangue. Dopo avere mangiato un alimento ricco di carboidrati, i livelli di glucosio nel circolo sanguigno aumentano progressivamente, man mano che gli amidi e gli zuccheri vengono digeriti e assimilati. La velocità di questi processi cambia a seconda dell’alimento e del tipo di nutrienti che contiene, dalla quantità di fibra presente e dalla composizione degli altri cibi già presenti nello stomaco e nell’intestino. L’indice glicemico riguarda, dunque, soprattutto i cibi ad alto contenuto di carboidrati, mentre quelli ricchi di grasso o di proteine non hanno un effetto immediato sui livelli di zucchero nel sangue (glicemia), ma ne determinano un tardivo incremento prolungato.

Da cosa è influenzato l’indice glicemico

Sicuramente dalla composizione degli alimenti, ma anche dai metodi di cottura. Tendono a ridurlo, per esempio, la parziale bollitura (gli spaghetti al dente e non scotti sono ideali) o il raffreddamento degli alimenti cucinati, come le patate bollite. Anche i cibi ricchi di fibre solubili (frutta e legumi), sono capaci di assorbire elevate quantità di acqua, formando nell’intestino una sorta di gel, che aiuta ad abbassare l’indice glicemico.

E se si esagera con i cibi ad alto indice glicemico?

L’aumento rapido dei livelli di glicemia nel sangue provoca la secrezione da parte del pancreas di grandi quantità d’insulina, l’omone che causa un rapido utilizzo del glucosio da parte dei tessuti, così che dopo due-tre ore dal pasto si determina un’ipoglicemia, con conseguente sensazione di fame e di capogiri. A questo punto si scatena un circolo vizioso in cui si ingeriscono altri carboidrati per fronteggiare la fame, stimolando una nuova secrezione di insulina e così via…

Troppo zucchero si trasforma in grasso

Quando il corpo non usa tutto il glucosio, lo trasforma in tessuto adiposo. Le riserve di grasso non utilizzate si accumulano e generano sovrappeso. Non tutti gli studiosi, però, valutano allo stesso modo l’utilità dell’indice glicemico, l’ American Diabetes Association (ADA) ne ha addirittura messo in dubbio l’utilità clinica, sostenendo di fare più l’attenzione sulla quantità di alimento che sulla fonte dei carboidrati.


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